Un testamento, sette giorni in cui il protagonista racconta in prima persona la sua avventura e le sue riflessioni.

Potrà avere giorni in più di vita, nonostante la sua malattia incurabile, se farà scomparire ogni giorno qualcosa dal mondo: questo è il patto che il protagonista stringe con il diavolo.

Si rivolge direttamente al lettore, lo rende parte di questa storia.

Il diavolo, un gatto di nome Cavolo e l’assurdità di tutta la vicenda ricordano il romanzo Il maestro e Margherita di Bulgakov, ma la semplicità della narrazione e della scrittura dell’autore, Genki Kawamura, rendono questo breve libro un’opera con due anime, quella fantastica e quella semplice e delicata.

Accanto alla lista delle dieci cose da fare prima di morire, un classico riassunto di banalità, il protagonista si ritrova a far mentalmente una lista delle cose da far scomparire senza crear scompiglio.

 ‘A pensarci bene, ogni cosa si trovava in sottile equilibrio tra l’utile e il superfluo. Forse anche la razza umana. Il mondo intero in cui viviamo.’

Non è una ricerca, in punto di morte, di ciò che è essenziale, è il contrario: l’importanza del superfluo. L’importanza di tutti gli oggetti che ci circondano, dei nostri animali, dei nostri ricordi, delle nostre passioni, la nostra vita è strettamente legata al superfluo.

‘Ho pensato a tutte le cose che avrei potuto far scomparire. Forse senza di loro il mondo non sarebbe cambiato di una virgola, eppure era di tutte quelle piccole cose che era fatto.’

Molti temi vengono affrontati tra le pagine di questo racconto: la famiglia, l’amore, il tempo, la morte, e il lettore, accompagnato dal protagonista, prende coscienza di tutto ciò.

Prende forma, in questo modo, la consapevolezza che le realtà importanti sono quelle a cui decidiamo di dare più valore.

La consapevolezza che il tempo non è importante, ma è il come si decide di spenderlo il punto fondamentale.

La consapevolezza che la felicità è una scelta.

Claudia Morbiato


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