Maman è una scultura in bronzo e acciaio inossidabile, con alcune parti in marmo, realizzata nel 1999 dell’artista franco-americana Louise Bourgeois .      
La scultura, raffigurante un enorme ragno, è tra le più grandi al mondo, misurando oltre 9 m di altezza e 10 m di larghezza. Al centro, sotto il corpo principale, è presente una sacca contenente 32 uova di marmo, connubio di forza e protezione.        


Il titolo deriva da un diminutivo della parola francese per madre (simile a “mummy” in inglese). La scultura venne realizzata nel 1999 da Bourgeois per l’inaugurazione di The Unilever Series (2000), nella Turbine Hall alla Tate Modern di Londra. L’opera originale venne realizzata in acciaio inossidabile, a cui seguirono sette edizioni fuse in bronzo, in altrettanti paesi nel mondo: In Russia, davanti l’Ermitage di San Pietroburgo, in Giappone, nel quartiere di Roppongi Hills a Tokio, in Canada, di fronte al Museo delle Belle Arti di Ottawa, in America, a Kansas City e in Iowa, a Londra davanti la Tate Modern, e in Qatar. Tuttavia, la copia più rinomata è situata davanti al famoso museo Guggenheim di Bilbao, in Spagna, dove “Maman” diventa il grande omaggio di Louise Bourgeois alla maternità, al mondo femminile.     
Il soggetto del ragno, spiega l’artista, è un’ode alla propria madre. Come un ragno, la madre era una tessitrice, appartenente ad una famiglia di restauratori di arazzi. Come i ragni, era una persona molto intelligente e guardinga. In natura, i ragni sono in genere visti come presenze amichevoli, in quanto si nutrono di altri insetti, come ad esempio le zanzare che, come spiega la Bourgeois, diffondono malattie e sono quindi invise e indesiderate all’uomo. Se ne ricava, quindi, un quadro in cui i ragni sono esseri viventi protettivi e con un’utile attività sociale, proprio come lo era la madre per l’artista. È importante porre l’accento sulla questione delle malattie trasportate dalle zanzare, che ne diventano l’emblema, un nemico contro cui i ragni si prodigano. Una malattia sconosciuta fu infatti la causa della morte della madre quando l’artista aveva circa ventun anni.          
La morte della madre portò Louise ad un profondo stato di depressione, alimentato anche dai pessimi rapporti con il padre, che non sembra prendere sul serio la disperazione della figlia. Infatti, pochi giorni dopo la morte della madre, Louise si gettò nel fiume Bièvre, ma venne soccorsa in tempo. Il dolore per la perdita della madre si placherà solo attraverso la pittura e l’interesse per l’arte. Solo l’arte, che rende tangibili le nostre emozioni, il nostro animo, è in grado di alleviare le ferite di un cuore sofferente.           
Le sue sculture sono opere di carattere onirico, in cui vengono rievocati i rapporti con la famiglia: da quelli travagliati e complessi con il padre, a quelli molto felici e malinconici con la madre. È come se, attraverso la sua arte, Bourgeois rendesse tangibili quelle memorie, come se diventassero totem del passato pronti ad accogliere dentro sè la sofferenza, una trasfigurazione del dolore, un cammino di ricerca della pace interiore.
Attraverso l’opera, l’artista porta all’esterno quello che non vediamo e che a primo impatto potrebbe intimidirci, ovvero l’amore e la protezione di una madre che ama anche oltre la morte, oltre il tempo, la sensazione di una maternità assoluta. Non è un caso che dopo un primo momento di avversione lo spettatore avverta la sensazione di essere protetto dalla creatura gigantesca, soprattutto se ci troviamo al centro circondati da una barriera di zampe. Questa sensazione è amplificata dalla presenza del sacco di uova, che trasmette una percezione di sostegno e al tempo stesso di solidità, nonostante le esili zampe.     


Nell’arte nulla è lasciato al caso, e questo vale anche per la scelta dei materiali. Infatti, non è un caso se vi è un contrasto tra il significato che si vuole esprimere e il materiale. L’amore che proviamo per una persona ci scalda il cuore, e il suo ricordo, la sua immagine, ci rimandano a momenti felici, che ci regalano una calda carezza, che va a contrastare il gelido metallo, memoria della morte, sempre presente ma malleabile dal calore dei ricordi.   

Tommaso Amato

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